La Gazzetta degli Imbecilli
Anno 4  Numero 2  (110) 17/3/2004      REDAZIONE

TRE COSE OCCORRONO PER ESSERE FELICI: ESSERE  IMBECILLI, ESSERE EGOISTI, AVERE UNA BUONA SALUTE. MA SE VI MANCA LA PRIMA E' TUTTO FINITO (GUSTAVE FLAUBERT)
 
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Discorso sullo stato dell'unione:
Gino e Gina attraversarono la strada contenti di arrivare dall'altra parte mentre dall'alto dell'orizzonte ottico una puntino nero attraversava veloce il cielo sicuro che nessuno lo avrebbe visto se non alzando gli occhi, cosa che ormai non fa quasi più nessuno. Teresa si teneva ben stretta le sue convinzioni certa che ad altri non  sarebbero interessate se non al solitario benestante del piano di sopra che, in quanto tale, non aveva più niente da chiedere alla vita se non un paio di stivaletti nuovi con cui stupire la concorrenza. Su tutti l'imperatore dell'universo, figura mitica ma mai mitizzata, delegava ad ognuno un po' di compiti tali da renderli responsabili delle scelte da lui operate: "Ottima tecnica", pensava, "chissà che non me ne venga in tasca qualcosa di buono", mentre nel suo ufficetto di periferia una macchina da scrivere, di quelle che non si attaccano alla spina, sputava lettere a casaccio su un foglio bianco. Privo di spinte emotive: il foglio bianco; pieno di spinte emotive: la macchina da scrivere.
"L'amore non è una cosa passeggera", soleva ripetere il consorte alla sua sposa, "ma a chi interessano ormai queste cose?", insisteva. Ogni foglio bianco diventava pieno di lettere a casaccio ed era quasi impossibile leggervi sopra qualcosa di sensato fino a quando non spiegò le sue ali il messicano dalle spalle larghe, figlio di una ballerina di tango e di un tipografo fiorentino e nipote di un famoso cantautore di romagna morto mentre pescava anguille nelle valli di comacchio.
Arturo si era appena destato in una valle di lacrime quando gli apparve, come in un sogno, la First Lady urlante che gli indicava la strada per di qua. "Arrestami," gli rispose " strappami le unghie, pestami i calli, estirpami gli occhi dalle orbite ma lasciami giocare con te ancora", ma poi si accorse che aveva sbagliato persona e si rimise a dormire un altro po'. La balena appesa al cielo si scrollò di dosso il pianoforte e la chitarra, ed emise un potente canto. Le balene cantano meravigliose melodie e se solo fossimo un po' più attenti le sentiremmo e non avremmo bisogno di fare altro. Ognuno ha un dono e le balene cantano e il nostro dono sarebbe quello di ascoltarle ma ce ne siamo dimenticati e facciamo altro. Alcuni, i più stupidi, provano anche ad imitarle e cantano, ma per cantare veramente bisogna essere soli, e come si può cantare davanti ad un pubblico? Al massimo si ripete, si replica, si chiede consenso, ma per cantare veramente ed esprimere i propri sentimenti con il canto si deve essere soli come Moby Dick oppure folli di solitudine come il capitano Achab.
"Stupiscimi d'inedia Gino." disse Gina una volta raggiunto il marciapiede "non voglio perdere un'altra volta il treno delle ventitré per colpa del tuo insano appetito". Ormai gli uccelli migrano da est ad ovest e non più da nord a sud e cosa ci possiamo fare se la bilancia è rotta? Teresa baciò sulla fronte il signore benestante del piano di sopra e si mise a preparare i tortelli per la cena mentre lui rimirava gli stivaletti nuovi, soddisfazione finale del suo ultimo desiderio. Adesso avrebbe potuto morire in pace in un'esplosione nucleare portandosi appresso un po' di altre persone. "Ma quando si muore si muore soli, cantavano i cantastorie, e sarà anche vero ma se quando morirò periranno con me altre due o tre milioni di persone pensa che casino all'accettazione per l'aldilà" pensava il signore benestante mentre si avviava al suo sonno ristoratore prima della cena con Teresa, che intanto cucinava. "Osservami sognare" scriveva la macchina da scrivere sul foglio bianco, ma nessuno poteva leggere perché era straniero, il foglio bianco,  e per gli stranieri le macchine da scrivere senza spine scrivono lettere a caso. "Io seguirò attentamente le tue azioni amore mio, pronto a raccoglierti quando cadrai" disse arturo nel sonno e gli rispose la First Lady: "Che fai porti sfiga Artù' perché mai dovrei cadere, riposa in pace non serve che mi raccogli sono capace di disinfettarmi le ginocchia da sola. Ma poi io e te non ci conosciamo che ti parlo a fare". "Mi scusi ho sbagliato numero." rispose sempre Arturo svegliandosi di soprassalto. E su tutti l'imperatore dell'universo continua a cercare la quadrature delle congiunzioni astrali tali per cui il suo desiderio di passione per il canto delle balene venisse a conoscenza di tutte le bimbe del mondo. I bimbi no, quelli continuino a studiare da calciatori e/o guerrieri, è il posto che gli compete e se non lo vogliono fare saranno per sempre chiamati 'Checche'.
Sollevando di peso una nuvola d'aria la nostra sposa è convolata a nozze con il ricco mercante desideroso di stivaletti. Giocate piccoli guerrieri i sogni, destrieri di avvenimenti, vi stanno portando ottuse garanzie di separazione dalle grazie dei pensieri filosofici. Attaccate la spina alla macchina da scrivere cosicché possa imparare tutte le lingue del mondo ma chi le insegnerà al foglio bianco, che una ne conosce e non la conosce nessun'altro?
Probabilmente il fante di cuori, lacrima nella pioggia, sollevatore di nuvole, gelataio nei giorni di freddo.
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