Gavazzi e Gavazzino
La Bosnia Erzegovina all'inizio del secondo tempo nel triangolare Italia-Bosnia-Mexico
Risultati : Mexico - Bosnia 2 - 0 Bosnia - Italia 1 - 0 Mexico - Italia n.d. ( ero sempre io tutte e due ! )
Ma ci sarà il Mondiale ?
In un angolo del palazzo d'inverno Dimitri stava scrivendo una lettera alla sua Natascia quando da dietro alla finestra sentì Nicolav che lo chiamava. Affacciatosi alla finestra che dava sul cortiletto interno rispose a Nicolav: "Ca vu' cumpa'", era di origine abruzzese da parte di padre il Dimitri , "stinghe inguaite e nu' posse scenne'". Nicolav con un pacco di lettere in mano rispose a Dimitri: "Amico mio ti devo consegnare queste lettere da parte di Vladimir, il tempo sta arrivando e non c'è più tempo da perdere, perché il tempo è poco e se di tempo si parla lasciami salire in fretta che c'è un tempo di merda qua fuori". "La neve che scende scalda il cuore degli amanti, non ho tempo per le vostre tresche da osteria", rispose Dimitri, "non ho tempo per le rivoluzioni, non ho tempo per le parole, la mia amata Natascia aspetta una mia lettera prima che io parta per la guerra". "Fammi salire Dimitri è importante che tu legga queste lettere che Vladimir ha scritto a tutti i compagni del Circolo delle belle arti e della bella cultura. Anche Natascia adesso le starà leggendo, non c'è tempo Dimitri, non c'è più tempo e in che tempo di merda mi fai stare, è notte, è buio, non basta la luce di una candela a scaldare i cuori in questi tempi, la Polizia ci cerca, hanno già preso Slobodan e stanno venendo anche da te". "Non importa Nicolav io devo scrivere e scriverò ma se vuoi salire sali, il ventre grasso della miseria di queste notti ti accoglierà nei suoi rapaci artigli. Vieni amico, tremeremo insieme". In un angolo luminoso della casa di Slobodan, Natascia e un gruppo di guardie dell'impero si stavano giocando i gioielli di famiglia a Pinnacola quando a Natascia venne in mente una grande idea. "Andiamo tutti a casa di Dimitri a spremergli ad uno ad uno i punti neri?", "Dai facciamolo" risposero in coro le 5 guardie e il padrone di casa. "Stai zitto Slobodan, tu sei in arresto per aver rubato sei cervi nel giardino dello Zar e averli rivenduti per danaro" "Ma Natascia non è vero, li ho solo portati a passeggio per un po', si sentivano tanto soli" "Non mentire caprone, ne abbiamo le prove, abbiamo trovato le ricevute nelle lettere cha hai mandato a Lara", "Bastardi non potete leggere la mia corrispondenza sono un diplomatico" "Possiamo fare tutto quello che vogliamo, siamo dei bignè" e scoppiò in una fragorosa risata tanto che una guardia con i baffi fu scraventata dallo spostamento d'aria ad una decina di metri di distanza, ma si alzò ridendo anche lui di gusto. Poco lontano si stava per compiere una tragedia. Con una pietra al collo Don Calogero Mastracchio dei Corni di Canzo si stava per gettare nel Don e non fregava assolutamente niente a nessuno dato che: non era ricco, non doveva soldi a nessuno, non aveva crediti con nessuno. Era molto solo. Ma se una persona completamente sola scompare e nessuno la cerca scompare veramente? Si può tranquillamente dire che, in pratica, non è mai esistita e di conseguenza ogni suo gesto è completamente inutile? Don Calogero decise, allora, che non valeva la pena uccidersi andò a casa e preparò un pacchetto da consegnare a Dimitri, persona che non conosceva assolutamente e da cui non era conosciuto in alcun modo. Anche le carrozze avevano smesso di cigolare ma il letto della padrona di casa no. Un'unica foglia si teneva stretta ancora al suo ramo ma presto una nuova folata avrebbe vinto la sua resistenza. La neve scendeva lenta e copriva le strade lasciando intatta, nel buio, l'immagina sacra della vittoria alata nelle vie deserte della città. Il signore della notte vagava per le strade cercando una nuova vittima ma non trovava nessuno. Avvicinatosi all'entrata di un vecchio bistrò frugò nelle tasche per trovare qualche spicciolo ma trovò solo un canarino che gli parlò di un amico perso per caso in una notte d'estate, quando faceva caldo e nessuno pensava alla neve. Aprì la porta e una ventata di aria calda lo colpì nella notte, una voce dal fondo della salà urlò "La porta". Il signore della notte chiuse stizzito e si sedette al tavolo. L'oste si avvicinò al nuovo avventore e gli porse una busta. Lui l'aprì con circospezione, ne estrasse una lettera piegata in quattro, la spiegò e cominciò a leggerla. "Caro Igor, l'ora della riscossa e al fin giunta. Affila i tuoi coltelli che c'è da agire con rapidità e chirurgica precisione. Segue la lista delle persone che dovrai colpire. Se mai dovessi venire preso ricordati cosa devi fare e da questo momento tra di noi non ci dovrà essere più nessuna comunicazione fino alla vittoria finale. Mi raccomando distruggi questa lettera. Sempre tuo fedele amico, Antonov." "Oste ti prego portami da bere e da mangiare". "Subito" Una vecchia pendola segnava le ventitrè e dieci, il camino crepitava, due vecchi giocavano a carte in un angolo illuminati dalla fioca luce di una consunta candela. L'oste appoggiò una pinta di birrà e una scodella di fagioli, Igor aspettò che l'oste se ne fosse andato strappò la lettera in piccoli pezzettini e li buttò nella scodella, mescolò con cura e cominciò a mangiare. Cinquanta minuti dopo scoccò la mezzanotte, i due vecchi si alzarono e si diressero verso l'uscita. L'oste cominciò a riordinare, una sguatterà passò vicino al tavolo di Igor. Igor stava piangendo sommessamente. Aveva mangiato la lettera con i fagioli e si era dimenticato di leggere i nomi. La sguattera gli prese la mano, lo guardò dritto negli occhi e gli disse: "Ma quanto sei Imbecille!". E portò via.
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