Anno 0 Numero 3 | Arretrati |
La definizione Clan degli
Imbecilli nacque, quasi per caso, quando un gruppo di essi non ancora sedicenti
tali si iscrisse a una specie di torneo amatoriale di pallacanestro e vi
era la necessità di trovare il nome alla squadra. Da allora, era
1993, il nome venne codificato per definire un determinato gruppo di persone
di intelligenza chiaramente superiore alla media, ma di difficile inquadramento
socio-esistenziale. Non stiamo parlando di disadattati, termine che meglio
si addice ad un impiegato di banca piuttosto che a un topo di biblioteca,
ma di gente che fatica a ritrovare sé stessa negli schemi imposti
da una società ormai diventata schiava delle TV di Berlusconi o
delle merendine del Mulino Bianco. La sede sociale di questi ultimi sopravvissuti,
o meglio inguaribili idealisti, vissuti nel solco tracciato da Peter Pan,
era già da tempo un bar, paninoteca, varie ed eventuali, situato
in uno sperduto paesino della bassa Brianza, guarda caso a pochi passi
dalla villa del "Signore delle Televisioni", con il quale comunque il gruppo
dei fini intellettuali non ha mai avuto il dispiacere di aver nulla a che
fare. Purtroppo la "società" non ha mai capito fino in fondo la
pregnanza della filosofia "imbecille" e la sua profondità, il suo
essere a contatto con la realtà molto più di tante altre
dottrine sbandierate ai quattro venti e fatte proprie da demagoghi prezzolati
al soldo dello slogan "appaio dunque sono". L’imbecille DOC vive un tormento
interiore difficilmente descrivibile, e questo sarebbe il meno, il problema
più grosso rimane quello di far capire agli altri che la ragione
sta completamente dalla sua parte, che la filosofia di vita che è
alla base del suo essere è la sola unica via di fuga dalla massificazione
e la sola possibilità di non ritrovarsi vecchi a quarant’anni se
non prima. "I’m not a number, I’m a man" citava Patrick Mc Goohan nel "Prigioniero",
uno dei telefilm "cult" del mondo "imbecille", creato e programmato prima
che la televisione diventasse lo strumento della "nuova Inquisizione" che
ha portato alla "Controriforma", all’elettroschock delle menti, ormai obnubilate
da slogan ed emozioni prefabbricate. Io sono orgoglioso di "essere" imbecille
e ancor più di essere definito tale dagli altri, questo mi dà
la certezza di non essere uguale a loro, di essere, come spesso mi accade
di affermare, "oltre", che significa anche non mettermi a confronto con
"gente", ma si potrà poi definirla tale?, che disprezzando il nostro
stile di vita, il nostro modo di pensare , non fa altro che ratificare
la legittimità della nostra esistenza e la nostra ragion d’essere.
Noi non cerchiamo nessuna battaglia, ci limitiamo a seguire i dettami della filosofia cinese, una della poche capace di offrire spunti di riflessione ed esempi da fare propri, per cui aspetteremo sulla riva del fiume i cadaveri, sì perché prima o poi gli altri morranno, dei nostri nemici, e chi vorrà condividere con noi questi momenti, sarà sempre ben accetto. Can’t lose what you never had
(Gregory Allman)
Abelardo Norchis
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Gli Imbecilli di oggi e di ieri
La lega Cigno (imbecilli nel mondo)