Introduzione a cura di Marco Giunco
Narra la leggenda che un giorno
un bambino incontrò nel bosco un altro bambino un po' più
vecchio di lui e ingenuamente gli chiese: "Vieni a giocare con me, che
mi sento tanto solo e triste?". Il bambino un po' più vecchio
lo guardò con l'aria di chi ha conosce la vita per averla vissuta
intensamente e senza sconti, si aggiustò gli occhiali sul naso,
emise il più potente dei rutti che la storia abbia mai conosciuto
e disse: "Vabbè, ma le regole le faccio io se no non vengo.".
Il bambino più piccolo,
illuminato (nel vero senso della parola. Chernobyl era ancora di la da
venire, ma lì era venuta subito) da cotanta saggezza tornò
a casa e non si fece più vedere, mentre piano piano dal bosco vennero
fuori tanti altri bambini e tutti insieme cominciarono a: vociare, ruttare,
giocare, litigare, mangiare, bere, fumare, smettere di fumare, andare a
donne (pochi), smettere di andare a donne (tanti), ricominciare a bere,
bestemmiare, pregare, fregare, attizzare, dimenticare, fantasticare, azzuffarsi
(come litigare ma con sputi e calci), mangiare la cicca, smettere di mangiare
la cicca, scontrarsi (come litigare ed azzuffarsi ma con in più
un arbitro), seminare zizzania, sparlare dietro, sparlare davanti, buttar
via soldi, raccogliere i soldi di quello che li ha buttati e ributtarli
di nuovo, sposarsi e sparire, non sposarsi e sparire lo stesso, riapparire
saltuariamente, non riapparire affatto, esimersi da fare qualcosa, farlo
ma sarebbe stato molto meglio esimersi, riappacificarsi (che è come
litigare, azzufarsi e scontrarsi, ma regalandosi qualcosa dopo), illuminarsi,
sbiancarsi in testa ed anche in mezzo ai pantaloni (che è un modo
poetico per dire invecchiare), esaminarsi, promuoversi, bocciarsi, mangiarsi,
portarsi sfortuna, portare sfortuna, annegare in una mare di ovvietà,
enunciare importantissime verità e dimenticarsele inevitabilmente
poco dopo, votare, non votare, socializzare, non socializzare, fare la
parte incivile della società civile, chiamarsi per nome, chiamarsi
Imbecilli.
Strano che tutti gli altri
(chi saranno poi sti tutti non è dato sapere), ci chiamino imbecilli
con astio. Mentre noi, che ci siamo affezionati a questo insulto, ci chiamiamo
imbecilli con affetto. Lo stesso affetto, pieno di tenerezza, che proviamo
quando vediamo Ciccio che rutta, Mannis che si lamenta, Ezio che s'innamora,
Giunco che si porta bene, Gianni e le sue campagne acquisti, Paolo e il
suo pavoneggiarsi, Stefano ed il suo paternalismo, Ambros e la sua saggezza...
e tutti gli altri che altrano (fare altro) qualcosa in questo mondo insulso
che verrebbe voglia di chiamare "COACERVO DI IMBECILLI"