La Gazzetta degli Imbecilli
Anno 0  Numero 2 Arretrati

La Storia degli Imbecilli (riceviamo e volentieri pubblichiamo)
 
Introduzione 

Narra la leggenda che un giorno un bambino incontrò nel bosco un altro bambino un po' più vecchio di lui e ingenuamente gli chiese: "Vieni a giocare con me, che mi sento tanto solo e triste?".  Il bambino un po' più vecchio lo guardò con l'aria di chi già conosce la vita per averla vissuta intensamente e senza sconti, si aggiustò gli occhiali sul naso, emise il più potente dei rutti che la storia abbia mai conosciuto e disse: "Vabbè, ma le regole le faccio io se no non vengo.". 
Il bambino più piccolo, illuminato (nel vero senso della parola. Chernobyl era ancora di la da venire, ma lì era venuta subito) da cotanta saggezza tornò a casa e non si fece più vedere, mentre piano piano dal bosco vennero fuori tanti altri bambini e tutti insieme cominciarono a: vociare, ruttare, giocare, litigare, mangiare, bere, fumare, smettere di fumare, andare a donne (pochi), smettere di andare a donne (tanti), ricominciare a bere, bestemmiare, pregare, fregare, attizzare, dimenticare, fantasticare, azzuffarsi (come litigare ma con sputi e calci), mangiare la cicca, smettere di mangiare la cicca, scontrarsi (come litigare ed azzuffarsi ma con in più un arbitro), seminare zizzania, sparlare dietro, sparlare davanti, buttar via soldi, raccogliere i soldi di quello che li ha buttati e ributtarli di nuovo, sposarsi e sparire, non sposarsi e sparire lo stesso, riapparire saltuariamente, non riapparire affatto, esimersi da fare qualcosa, farlo ma sarebbe stato molto meglio esimersi, riappacificarsi (che è come litigare, azzufarsi e scontrarsi, ma regalandosi qualcosa dopo), illuminarsi, sbiancarsi in testa ed anche in mezzo ai pantaloni (che è un modo poetico per dire invecchiare), esaminarsi, promuoversi, bocciarsi, mangiarsi, portarsi sfortuna, portare sfortuna, annegare in una mare di ovvietà, enunciare importantissime verità e dimenticarsele inevitabilmente poco dopo, votare, non votare, socializzare, non socializzare, fare la parte incivile della società civile, chiamarsi per nome, chiamarsi Imbecilli. 
Strano che tutti gli altri (chi saranno poi sti tutti non è dato sapere), ci chiamino imbecilli con astio. Mentre noi, che ci siamo affezionati a questo insulto, ci chiamiamo imbecilli con affetto. Lo stesso affetto, pieno di tenerezza, che proviamo quando vediamo Ciccio che rutta, Mannis che si lamenta, Ezio che s'innamora, Giunco che si porta bene, Gianni e le sue campagne acquisti, Paolo e il suo pavoneggiarsi, Stefano ed il suo paternalismo, Ambros e la sua saggezza... e tutti gli altri che altrano (fare altro) qualcosa in questo mondo insulso che verrebbe voglia di chiamare "COACERVO DI IMBECILLI" 
 

Marco Giunco


La Storia degli Imbecilli

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