Per me si va ne il Sito dolente,
per me si va ne l'etterno fetore,
per me si va tra la falsa Imbecille fottuta
gente.
Giustizia mosse il mio alto fetore;
fecemi la krapinia sofferente podestate,
la somma ignoranza e'l colorato amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non Imbecilli, e io Imbecille duro.
Lasciate ogne speranza, voi che in Basketrecords
'intrate'.
Queste parole di colore oscuro
vid' ïo scritte al sommo d'un sito;
per ch'io: «Giunco, tu ce l'hai
duro».
Ed elli a me, come persona accorta:
«Qui si convien portare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui NON
sia morta.
Noi siam venuti al loco ov' i' ho cliccato
che tu vedrai le genti imbecilli e
dolorose
che dicon che con me han perduto il ben
de l'intelletto».
E poi che il suo mouse a la mia mano puose
con volto, ond' io mi rimbecillii,
mi mise dentro a le segrete cose.
Quivi peti, scorregge e alti guai
risonavan per l'aere sanza stelle,
per ch'io al cliccando ne scoreggiai.
Diverse lingue, orribili puzzelle,
parole di sudore, ascelle pezzate, accenti
d'ira,
voci alte e fioche, e suon di man con
elle
facevano un tumulto, il qual s'aggira
sempre in quell' aura sanza tempo stinta,
come Ciccio quando tranci aspira.
E io ch'avea d'error la testa cinta,
dissi: «Giunco, che è quel
ch'i' odo?
e che Imbecille gente che par nel duol
sì vinta?».
Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l'anime triste di Imbecilli
che visser sanza ritegno, 'nfamia e sanza
lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li Imbecilli che furon secessionisti
e ribelli
né fur fedeli a Me, ma per sé
fuoro.
Caccianli i siti per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i Ciccei avrebber d'elli».
E io: «Giunco, che è tanto
greve
a lor che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca e Imbecille vita è
tanto bassa,
che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
vera Imbecillità e arguzia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
E io, che non dubitai, vidi una 'nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d'ogne posa mi parea da censura losca
e indegna;
e dietro le venìa sì lunga
tratta
di gente, ch'i' non averei mai creduto
che secessione tanta n'avesse sfatta.
Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra immonda di Krapin
che per cazzosa viltade ebbe un retrocedere
Pronosticato.
Immondamente intesi e certo fui
che questa era la setta d'i Imbecilli
stolti,
a la Gazetta spiacenti e a' nemici sui.
Questi sciaurati, che mai non fur Imbecilli
vivi,
erano sporchi e ignudi e stimolati molto
da calabroni e da vespe ch'eran ivi.
Elle rigavan lor di sangue la' panza,
che, mischiato di vomito, ai miei occhi
giustificava
si tanta ignoranza
E poi ch'a riguardar oltre mi diedi,
vidi genti a la riva d'un zozzo e putrido
fiume;
per ch'io dissi: «Giunco, or mi
concedi
ch'i' sappia quali sono, e qual poco acume
li accompagno' qund'eran vive,
com' i' immagino per induzione ».
E Giunco a me: «Le cose ti fier conte
quando noi fermerem lì nostri
su la trista riviera d'Acheronte».
Allor con li occhi vergognosi e bassi,
temendo no 'l mio dir li fosse grave,
infino al fiume del parlar mi trassi.
Ed ecco verso noi venir per nave
un uomo Ciccio per antico detto,
gridando: «Guai a voi, beste ignave!
Non isperate mai l'sopravviver lo sito:
i' vegno per menarvi a l'altra Gazetta
ne le tenebre etterne di me rimbambito!
E tu che se' inscì, merdaccia,
non sei diverso da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch'io non mutai faccia,
disse: «Per altro sito, per altri
dischi
navigherai nell'avvenire,
della censura la Gazetta comporta i rischi».
E 'l Giunco a lui: «Ciccio non ti
crucciare:
vuolsi così colà dove si
puote
ciò che si vuole, e più
non dimandare».
Quinci fuor quete le lagnose gote
al nocchier dell'immondo,
che 'ntorno a li occhi avea di fiamme
rote.
Ma quell' anime, ch'eran grasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che 'nteser le avariate creme e
le pizze crude.
Bestemmiavano Giunco e lor parenti,
la vera Imbecille specie e 'l sito e lapposta
e l'insieme
di lor semenza e di lor secessioni e tradimenti!.
Poi si ritrasser tutte quante in un colpo
solo,
piano cliccando piangendo, a la nuova
Gazetta malvagia
ch'attende un utente che non sia ciccio
che chatta da solo.
Cicì dimonio, occhiali di bragia
loro esitando nel clic per puro ischifìo
batte e insulta qualunque s'adagia.
.........
..........
.........
«Guga mio», disse 'l Giunco
cortese,
«quelli che lasciano l'apposta del
cuore
tutti convegnon qui d'ogne paese;
e pronti sono a trapassar lo sito,
ché l povero Ciccio li sprona,
incaponendosi nel suo fare da Boccassa
esiliato.
Quinci non passa mai anima colta, qui non
si monta;
e però, se Ciccio di te si lagna
e bestemmia,
ben puoi sapere omai che oggi la sua mente
è offuscata e il suo dir non conta».
Finito questo, il PalaMacherio ci accolse
bello e colorato
che subito il fremito ci colse
La terra lagrimosa lasciammo alle spalle,
arrivò pure la Cornell
e smisero di girarmi le balle;
come il Cicì dei tempi belli
GUGA ALIGHIERI