Dove trae spunto la filosofia
"imbecille"? Quali sono i sacri testi ispiratori? E soprattutto quando
nasce?
Sono probabilmente i quesiti
che più incuriosiscono coloro che si avvicinano a questa particolare
dottrina, un po’ per il semplice gusto di sapere, per lo più per
cercare di capire come certa gente possa ragionare in maniera così
eccentrica. Il pensiero "imbecille" affonda la sue radici tra gli anni
60 e 70 sull’onda dei movimenti innovatori di quei tempi, senza averne
nulla a che fare, ma traendo da quelle correnti di libero pensiero stimoli
a sviluppare la propria creatività immaginativa e materiale in contrasto
con l’assoluta piattezza intellettuale che avrebbe caratterizzato i decenni
successivi. In quegli anni l’"imbecille" passava inosservato dal momento
che era prassi comune possedere delle idee e cercare di applicarle, la
discussione delle stesse rivestiva un momento importante della vita culturale
del tempo, e qualunque ideologia era supportata da sostrati culturali e
solide convinzioni che ne giustificavano di per sé stessi l’esistenza.
In seguito la scomparsa, o peggio la mercantizzazione delle ideologie medesime
ha fatto in modo che i pochi irriducibili propugnatori di idee non fini
a sé stesse ma con una ricercata giustificazione intrinseca, si
trovassero isolati, addirittura additati come degli eretici davanti al
tribunale dell’inquisizione, degli untori da normalizzare al più
presto o comunque da emarginare dai "posti che contano". Ritornando alla
fonte del pensiero "imbecille", possiamo dunque stabilire che esso si sviluppa
di pari passo con la crescita anagrafica dei suoi mentori, traendo linfa
vitale da alcuni testi sicuramente fondamentali per il consolidamento dell’ideologia
e per l’arricchimento culturale della stessa.
Schematizzando possiamo individuare
tre pietre miliari per lo sviluppo della rivoluzionaria corrente di pensiero:
Topolino, da cui è tratta la componente più romantica dell’ideologia,
unitamente ai primi rudimenti pratici sulla vita, fondamentale per dare
linfa alla fantasia individuale che permea la mente di ogni "imbecille";
Tex, ovvero l’avventura, il gusto di cacciarsi in situazioni impossibili
uscirne nella maniera più inverosimile, l’assoluta mancanza della
figura femminile che sarà una costante nel mondo imbecille degli
anni a venire, quella ricerca del gruppo, attenzione, non della compagnia,
termine prediletto da shampiste e bulletti della periferia brianzola, bensì
come circolo para intellettuale dove confrontarsi sui problemi e sulle
situazioni più svariate alla ricerca di un’utopistica soluzione,
sostanzialmente alla ricerca dell’inutile ma gratificante; Alan Ford, un
misto di cinismo ironia e satira della prima ora senza fini destrutturati
o politicizzati, ma esclusivamente per ricercare un momento d’ilarità
nel grigiore dell’esistenza quotidiana in cui gli"imbecilli sono costretti
a vivere.
Questa è una sintesi
volutamente ristretta, e una visione decisamente parziale di quelle che
sono le muse ispiratrici dell’imbecillità, come tralasciare infatti
la didatticità di alcune gloriose pubblicazioni quali l’album dei
Calciatori, se non quello dei Campioni dello Sport, piuttosto che trasmissioni
televisive gloriose come Chissà chi lo sa? o Scacciapensieri. E
proprio sull’importanza della televisione nella formazione del pensiero
"imbecille" ritorneremo più avanti, dal momento che l’argomento
è talmente vasto e importante da meritare un’accurata analisi.
Vedi…i bambini…crescono bene, rubano sempre, ma non tradiscono mai. (Antonello Venditti)
Abelardo Norchis