La donna "imbecille"

Questa vuole essere la prima parte della trattazione del tema "donna" all’interno del "mondo imbecille, ci limiteremo per il momento alla definizione della "donna imbecille", mentre in seguito ci occuperemo della trattazione riguardante "le donne degli imbecilli", in modo da far risaltare le notevoli differenze in materia. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: la "donna imbecille" non esiste. Il motivo è semplice: se esistesse, gli imbecilli non avrebbero ragion d’essere, in quanto la loro essenza è dovuta a quel senso di frustrazione, per non dire di angoscia derivante dall’assoluta impossibilità di stabilire legami duraturi e sensati con esponenti dell’altro sesso. Senza voler scimmiottare l’illustre re della psicanalisi, il grande Sigmund Freud, per il quale ogni comportamento umano è dettato da un impulso sessuale inconscio, tutti i comportamenti tipicamente "imbecilli" derivano da questa difficoltà di comunicazione con il sesso debole, definizione quanto mai inopportuna in questo caso. L’imbecille DOC trova nella sua filosofia di vita, nei suoi comportamenti più o meno stravaganti, quella compensazione al vuoto che deriva dalla mancanza di relazioni sentimentali cronica, che maschera un profondo senso di disadattamento, se non di invidia nei confronti degli altri , e lo porta spesso a mostrare il lato più cinico e meno socievole della sua personalità. La donna non ha per definizione questo problema di disadattamento, è lei quella che regge le fila al tavolo del gioco erotico-amoroso. La sua abilità nel ball handling umano è tale da far invidia agli Harlem Globetrotters, la saggezza popolare da sempre ha tramandato esempi proverbiali a proposito della forza trainante di filamenti organici femminili, e purtroppo l’imbecille vive con sofferenza questa sua sudditanza psicologica, e molte volte pur di apparire uguale alle persone cosiddette normali, scende a compromessi e rinnega la propria filosofia esistenziale, col risultato di snaturare completamente la propria personalità, di apparire diverso dal suo reale essere, finendo così per rinnegare sé stesso. E la cosa peggiore che una persona può fare è guardarsi allo specchio e fingere di essere un altro, e convincersi di ciò anche a dispetto dell’evidenza, calpestando cadaveri, i propri amici, in nome di presunti cambiamenti, di una maturità finalmente raggiunta, a parole, in nome di un illusoria condizione di possesso. Sì perché la donna non verrà mai posseduta, nel senso di acquistata (capio latino), sarà sempre lei a possedere, fino a che il giochino non l’avrà annoiata. La donna è pertanto la causa principale della mutevolezza del mondo e degli umori "imbecilli", il motore immobile di esso e dunque impossibilitata a essere interna a esso. La donna vede il "nostro" consesso intellettuale con ironico distacco, un buffo supermercato, per la verità di quart’ordine, dove andare ogni tanto a fare acquisti per togliersi da momentanei periodi di noia in maniera cinica e spietata, un pittoresco luna park che consente al gentil, ma dove, sesso di rilassarsi e ricaricare le batterie per palcoscenici edonisticamente più meritori.

"Alle donne non chieder niente, perché niente ti posson dare" (Rosalino Cellammare scimmiottando Danny O’Keefe che dice tutta un'altra cosa)
 

Abelardo Norchis
 
  

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